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Chucky & Robert the hunted dolls


Ogni tanto ci piace segnalarvi dei film che hanno avuto, nel mondo horror e in quello emotivo, un impatto importante, ma che soprattutto sono stati ispirati da circostanze e storie che sembrerebbero avere un fondo di verità. In questi giorni avrete notato che abbiamo affrontato in modo più approfondito l'argomento Bambole Infestate, andando persino a scomodare la ricercatrice inglese Jayne Harris che, in questo campo, è una delle maggiori esperte. Forse però non tutti sanno che la bambola più famosa del cinema è senza dubbio quella di CHUCKY - la bambola assassina (Child's Play) del 1988, successo straordinario al botteghino con oltre 44 milioni di dollari di incasso, ma ritenuta comunque una pellicola pulp e poco curata, nonostante lo sforzo tecnologico e di effetti per la realizzazione che ha visto l'utilizzo di ben 10 bambole diverse. Tornando al fondo di verità da cui il film trae ispirazione, questo è riconducibile alla bambola Robert che, come bambola posseduta, ha dato l'idea per il film, ma che non ha nient'altro in comune. Chucky nel film è un bambolotto “Tipo Bello” che ha in se l'anima scura di un serial-killer di Chicago ucciso da un poliziotto dentro un negozio di giocattoli, Robert invece ha una storia persino più affascinante e spaventosa che vogliamo raccontarVi.

Nei primi anni del 1900, a Key West in Florida, viveva la ricca famiglia Otto circondata ed accudita dai loro servi. Figlio degli Otto era il piccolo Robert Eugene di 5 anni. Un giorno, uno dei servi, fece dono ad Eugene di una bambola da lui realizzata per fargli compagnia. Robert Eugene apprezzò moltissimo il regalo, tanto da decidere di assegnare al suo nuovo compagno di giochi il proprio nome: Robert. Robert ed Eugene divennero inseparabili e la cosa fece piacere anche ai genitori che lo vedevano felice e ispirato da quella bambola, tanto da assumere ruolo di confidente con cui intrattenersi a parlare con lunghe chiacchierate. Tutto sembra scorrere al meglio ma la bella atmosfera cambiò ben presto. Le prime anomalie si manifestarono proprio quando, chiuso nella sua cameretta, Eugene parlava con Robert. La signora Otto incominciò a notare che alle domande di Eugene, una seconda voce, diversa da quella del figlio, dava risposta. Pensando che fosse solo un modo ideato da Eugene per rendere più reale il suo amico, la signora Otto non diete da subito importanza alla cosa fino a quando, un giorno, sentì una forte discussione provenire dalla camera di Eugene. La voce di Eugene era impaurita e singhiozzante mentre, la voce di Robert, era feroce e dura. La signora Otto si sbrigò ad andare a controllare cosa stesse succedendo, trovando il povero Eugene rannicchiato in un angolo della camera con la bambola Robert seduta ben dritta sul letto rivolta verso di lui. Da quel giorno le cose cambiarono. Eugene incominciò ad avere incubi notturni che lo portavano a svegliarsi in piena notte terrorizzato, ma quando i suoi genitori accorrevano da lui per rassicurarlo, si imbattevano in oggetti e giocattoli rotti a terra o mobili totalmente spostati. Le accuse non potevano che cadere su Eugene che però cercava di giustificarsi esclamando di continuo “Robert did it! Robert did it!” (E' stato Robert). I signori Otto preoccupati incominciarono a dubitare della salute mentale del piccolo Eugene, Il tempo passava e questo tipo di fenomeni non sembrava voler cessare, anzi, molti dei servi asserivano di sentire risatine provenire dalla stanza di Eugene quando questo non era presente e, alcuni vicini, affermarono di vedere Robert affacciarsi da alcune finestre quando in casa era presente solo il custode e poca servitù. Questi avvenimenti sembrarono attenuarsi solo quando Eugene si trasferì a Parigi e Robert venne messo in soffitta. Alla morte del signor Otto, Eugene tornò da Parigi, ormai maggiorenne e sposato con Anne. Preso possesso della casa, Eugene tolse Robert dalla soffitta chiedendo di costruire per il suo amico una camera con gli arredi proporzionati a lui. Gli operai si misero al lavoro dichiarando che, alcune volte, mentre lavoravano, avevano la sensazione di essere osservati e che gli sembrò di vedere Robert correre per i corridoi ridacchiando. Comunque ad Anne gli ci volle pochissimo tempo per capire che Eugene viveva come succube di quella bambola, decidendo di riporla nuovamente in soffitta. A questo suo gesto Eugene rispose con insulti e voce grossa, ma anche mostrando timore verso questo suo gesto irrispettoso, Robert infatti doveva essere considerato parte della famiglia tanto da meritarsi una sua camera ed un posto a tavola. Il rapporto con Anne si stava così man mano lacerando spingendo la donna a non sopportare più l'isteria del marito che comunque, dopo poco, morì, lasciandola sola a gestire la casa. Anna però ne approfittò per allontanarsi da quel luogo decidendo di trasferirsi a Boston. La casa venne affittata a dei nuovi inquilini, ma con una clausola particolare, ovvero che Robert fosse lasciato nella sua stanza e che questa non venisse visitata od occupata da altre persone. Robert quindi per alcuni anni rimase confinato ed emarginato nella sua camera, ma solo fino alla morte di Anne che avvenne quattro anni dopo quella di Eugene, a quel punto la clausola venne cancellata ed i nuovi inquilini presero possesso anche della camera di Robert spostandolo nuovamente in soffitta. Proprio durante i lavori di rifacimento della camera, ancora una volta, vengono raccontati fatti insoliti da parte degli operai come il fatto che gli sembrasse che la bambola, ancora presente nella camera, ad ogni loro veloce sguardo cambiasse posizione e, come in altre situazioni, un giorno, avvicinandosi alla stanza, sentirono provenire da essa una forte risata nonostante non vi trovarono nessuno se non Robert. Successivamente, una delle famiglie che presero in affitto la casa, trovarono in soffitta la bambola che diedero alla figlia. Questa, dopo poco come Eugene, incominciò ad avere incubi paurosi e come gli Otto, incominciarono a trovare oggetti rotti e mobili spostati. Quando alla fine la bambina raccontò che la bambola era cattiva e che aveva cercato di attaccarla e fargli del male, i genitori decisero di regalarla al Fort East Martello Museum dove rimase rinchiusa per alcuni anni in uno scatolone prima di essere esposta in una teca, seduta con in braccio il suo leoncino.

A questo punto la storia di Robert si potrebbe definire conclusa, invece no. Infatti sembrerebbe che questa bambola non abbia smesso di voler far parlare di se. Si dice che il caro Robert sia diventato molto permaloso e pieno di se, forse forte del fatto che ormai è divenuto una tappa importante nei ghost tour della Florida, con sempre più persone che lo vogliono vedere, resta comunque il fatto che, se non gli si chiede il permesso per essere ripreso o fotografato, si potrebbero ottenere diversi spiacevoli risultati, dal semplice scatto sfocato, alla totale rottura dell'attrezzatura, fino ad avere strani incidenti o malattie una volta tornati a casa. Suggestione o no, sono tantissime le persone che fanno recapitare al museo lettere dove chiedono scusa a Robert per non avergli chiesto il permesso di immortalarlo e di far cessare l'eventuale maleficio lanciato su di loro.

Prima di concludere un particolare interessante: quando il servo fece la bambola per il giovane padrone, per i capelli usò delle piccole ciocche dello stesso Eugene. Questo particolare induce a pensare che forse il servo in realtà non volesse fare un gentile dono al giovane, ma più assicurarsi che la famiglia Otto fosse perseguitata da qualcosa che gli potesse rovinare la vita, come presumibilmente gli Otto la stavano rovinando a lui. Voodoo? Provate ad andarlo a chiedere direttamente a Robert, magari subito dopo un bello scatto rubato!!!

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